giovedì 20 gennaio 2011

Muddy Waters Folk Singer

Ti capita di desiderare di sentire un album in particolare, qualcosa dove non rischi di saltare da un brano all'altro e da ascoltare tutto di un fiato ad occhi chiusi?...quelli che quando ci passi le dita per selezionare nel mucchio ci caschi inevitabilmente e ci poggi l'indice...e senti che è quello giusto! Mi succede spesso con questo album di Muddy Waters.
Era il settembre del 1963 e il blues ormai spopolava a Chicago, in un modesto edificio in South Michigan Avenue negli studi della Chess Records: McKinley Morganfield, ovvero Muddy Waters, si prestava a confezionare le 9 tracce che avrebbero realizzato il long playing “Folk Singer”. L’album venne commissionato e voluto dai fratelli Chess, due audaci ebrei polacchi, per sfruttare al meglio la notorietà di Muddy Waters e per speculare su un buon momento di mercato della musica folk. Questo spiegava il fatto che il titolo venne stabilito a priori da Leonard Chess. Muddy Waters accettò l’incarico e depose per l’occasione la sua chitarra elettrica per ritornare sui suoi primi passi.
Il risultato fu straordinario, un album di sano blues acustico, pieno di pathos, teso su interpretazioni memorabili e tuttora attuali. L’entourage di lusso presente nelle sessions di “Folk Singer”, Willie Dixon, contrabbasso, Buddy Guy ,Chitarra, e Clifton James alla batteria, rivela la grandezza di un suono senza sbavature, riportato su acetato in modo perfetto.
Da ascoltare il trionfo del bottleneck che scivola sui tasti dei manici di Waters e Guy in “My Home Is The Delta” e in “Country Boy” e l’onnipresente contrabbasso di Willie Dixon, corposo e pulsante. Il vocione profondo di Muddy Waters persiste nel blues vellutato di “Long Distance” e in gioielli come la versione di “Good Morning Little School Girl”, interpretazioni che lasciano sempre, anche dopo ripetuti ascolti, senza fiato.
“Folk Singer” rappresenta il più importante “unplugged” di blues non riconosciuto e sottovalutato (lo stesso Robert Gordon, autore della biografia di Muddy Waters, lo considera un ritratto intimo, ma imperfetto e non indispensabile). Per la copertina che si ritrova, “Folk Singer” andrebbe apprezzato in vinile, ma è più facilmente reperibile in cd, in una veste rimasterizzata con l’aggiunta di due brani “You Can’t Lose What You Ain’t Never Had” (brano apripista della rassegna “The BLUES” di Martin Scorsese) e “The Same Thing”, o acquistabile in una versione dvd audio (24/96 DAD). Mentre per i collezionisti è possibile scovare “Folk Singer” nel formato original master recording in 24 carati. “Il blues esisteva prima che io nascessi, esisterà sempre. Finché ci sarà gente che soffre, ci sarà blues” (McKinley Morganfield).

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