martedì 1 settembre 2009

Se un giorno in mezzo al mare...

Caro amico, se un giorno in mezzo al mare vedi una barca alla deriva e delle braccia che si agitano, fermati e rifletti. Pensaci bene prima di offrire il tuo aiuto: assicurati che sia un qualche figlio di papà uscito in barca a vela nonostante il brutto tempo. Perché lui sì che è da salvare.
Si saranno già mobilitati in tanti per cercarlo e chi lo riporterà a casa sarà accolto come un eroe. Noi crediamo nella sacralità della vita, caro mio. Soprattutto quella dei ricchi. Ma se invece è solo una di quelle barche piene di disperati che viaggiano alla cieca tra il sud e il nord del mondo, non ne vale la pena. Vattene e non pensarci più.
Che saranno un centinaio di disperati che stanno per morire? Niente: solo un sacco di guai per tutti. Meglio lasciarli crepare in mezzo al mare. Salvarli vuol dire andare incontro a un sacco di problemi. Potresti essere respinto da un porto all’altro per giorni come in una spietata partita di ping pong. Potresti essere arrestato insieme a loro all’arrivo: loro perché colpevoli di essere sopravvissuti, e tu di averli aiutati. Se proprio non resisti, lasciagli un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare, ma poi vattene.
Ci va di mezzo la tua tranquillità, quella del mondo ricco. È una questione di matematica: meno sono gli affamati intorno alla torta, più sarà grande la tua fetta. Lo dicono in tv tutti i giorni: questi non sono disperati, sono solo dei parassiti che vengono a rubare il tuo pane.
Il giorno dopo, alcuni sognatori scriveranno delle lettere piene di belle parole: umanità, dignità, coscienza, scrupoli, solidarietà, fratellanza, compassione… Ma non ti preoccupare, caro. Guardati intorno e vedi chi governa il mondo. Allora capirai che queste parole sono solo vento.
Karim Metref

Nato in Algeria nel 1967, Karim Metref è formatore in educazione e giornalista. Vive a Torino

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