Torniamo a parlare di vinile chiamando in causa il documentario “Last Shop Standing” tratto dall’omonino libro di Graham Jones. Il documentario inglese di 50 minuti dedicato "all'ascesa, al crollo e alla rinascita dei negozi di dischi indipendenti" è stato proiettato lo scorso 10 settembre è avanza la tesi sensazionale che negli anni '80 le case discografiche avrebbero volontariamente abbassato la qualità dei dischi in vinile per favorire e accelerare la crescita del nuovo formato digitale, il cd.
Graham Jones: "Negli anni '80 il vinile era tutto riciclato, e dunque la qualità delle registrazioni aveva cominciato a diminuire. I dischi erano più sottili e più fragili. Tutto era stato ideato per convincerci a convertire la nostra collezione di musica su cd". Dello stesso parere il gestore di Truck Store, Gary Smith: "Quando ho cominciato, negli anni '80, c'era gente che veniva in negozio a restituire cinque o sei copie dello stesso album perché difettose. I vinili dei '70 sembravano buoni, e certamente lo erano quelli dei '60. Quelli degli '80 erano sottilissimi e non di buona qualità". "I cd", aggiunge, "vanno benissimo per la maneggevolezza e tutto il resto, ma tutta quella pubblicità che poneva l'accento sulla superiore qualità del suono non diceva la verità".
Il declino del vinile è stata manipolato dalle major?
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