martedì 6 gennaio 2009

M FOR MISSISSIPPI



ecco un dvd da possedere a tutti i costi:
M FOR MISSISSIPPI dvd
NOMINATION FOR BLUES MUSIC AWARD DVD OF THE YEAR
E' un piacere potervi annunciare questa grande e importante notizia per gli amici Roger Stolle e Jeff Konkel e, in piccola parte, anche per noi dell'Associazione Roots 'n' Blues che abbiamo contribuito al progetto del DVD in questione. Questo riconoscimento segue quello giunto sia a noi che alla rivista Il Blues di Marino Grandi sempre ai Keepin' the Blues Awards.«Due sedicenti appassionati di blues…». Questa frase situata all’inizio di “M For Mississippi - A Road Trip through the Birthplace of the Blues” (M4M 001), preceduta da un prologo profondamente ironico e smitizzante di situazioni analoghe, non potrà che farci amare nella sua estrema sincerità tutto quanto Roger Stolle e Jeff Konkel hanno raccolto in questo DVD. Perché in fondo, in loro riconosciamo noi stessi con le nostre ansie, le nostre insicurezze, i nostri errori, che puntualmente si verificano quando entriamo in contatto con dei bluesmen, tutte situazioni di inadeguatezza che cerchiamo di riscattare attraverso il rispetto che nutriamo nei loro riguardi, al di là del fatto che possano essere se non proprio gli ultimi sicuramente i penultimi nell’ipotetica scala della notorietà. In questo viaggio durato sette giorni, con tutto il dovuto rispetto nei riguardi della creazione del mondo, Roger e Jeff si sono imbattuti in realtà diverse (le cui immagini sono state catturate da Damien Blaylock, mentre i suoni li hanno imprigionati per merito di Bill Abel sulla cui Volvo è installato il Big Toe Porta-Studio), a cominciare da Mr.Tater, ovvero Foster Wiley, l’ultimo cantante/chitarrista indipendente di Clarksdale, di cui prima o poi parleremo diffusamente, per passare a Terry “Harmonica” Bean, raggiunto al Ground Zero, la cui storia e la cui musica conoscono sia i lettori di questa rivista che chi lo ascoltò nel 2005 alla prima edizione del Rootsway Roots ‘n’ Blues Food Festival. Molto interessante risulta l’incontro con John Wesley Jefferson che, condotto alla Stovall Plantation dove lavorò per anni raccogliendo cotone, ci racconta come si svolgeva a suo tempo la vita, il tutto senza enfasi o lamenti di sorta. Lo rivediamo successivamente la sera al Do Drop Inn di Shelby dove, in quartetto con la Wesley Jefferson Blues Band, da vita ad un Delta Blues grezzo ma efficace che se riesce ad indurre alcune avventrici al ballo non distoglie i soliti patiti dal tavolo del biliardo. Il secondo giorno segna l’approdo a Como e l’incontro con R.L.Boyce, ex membro della band di Otha Turner, ed ora impegnato, nelle vesti di cantante e chitarista, ad organizzare feste, a week end alterni, in cui si mangia e si balla. Curioso ad esempio che mentre Boyce chiacchiera, Lightnin’ Malcolm suona tranquillamente la batteria tra le mura di casa sua. La terza tappa è a Leland, dove vive Pat Thomas, figlio del grandissimo James “Son”, che se sembra aver ereditato dal padre la passione per le sculture d’argilla, pare vivere in parte in un mondo parallelo. Eppure, nonostante qualche difficoltà, colpisce ciò che dice sulla tomba del padre: « E dunque, in un certo senso, promuovo il blues, e così quando non ci sarò più, probabilmente ci saranno ancora la sua e la mia musica». Il successivo spostamento è a Greenville per incontrare una nostra vecchia conoscenza, T-Model Ford che, mentre discorre con Jeff, muta via via il proprio tono di voce e modo di fare, passando da ironico e sbruffone a quello duro, cattivo quando tratta dei problemi vissuti in famiglia, a quello triste quando ricorda la sua detenzione a Parchman Farm, al punto da dire: «Se dovessi finirci di nuovo adesso, preferirei morire». Il giorno dopo è la volta di The Mississippi Marvel, incontrato da qualche parte nel Mississippi, che pur mantenendo l’anonimità e proibendo la possibilità di riprenderlo in viso vista la sua condizione di diacono, suona all’aperto con Malcolm, ed a proposito dell’eterna diatriba tra gospel e blues ha una grande uscita quando afferma «Sapete, quando la Bibbia dice, “Esaltate il Signore con il vostro strumento…non dice se si tratti di blues o meno…», per concludere con «Potete suonare un blues e allo stesso tempo cantare un canto da chiesa senza che nessuno se ne accorga…E allora qual è la differenza?» Nuovo spostamento per raggiungere Bentonia, ma più esattamente il Blue Front Cafe ed il suo proprietario Jimmy “Duck” Holmes, che ci suona ed in fondo ci vive. Gentile ma sicuro di ciò che dice e fa, Holmes ammette che il Blue Front sta in piedi perché lui ci crede «Lo faccio perché adoro farlo», e poi perché la musica per lui è qualcosa che viene da dentro e con la chitarra beh, ha un rapporto personale «Se le faccio una domanda, lei mi risponde». Che dire? Il quinto giorno è dedicato a Cadillac John, incontrato a Renova, ma del parco armonicista più che le parole contano sia la musica che mette assieme con Bill Abel che i passaggi cromatici delle immagini dal bianco e nero al colore e viceversa. Ritorno a Clarksdale, ed esattamente al Sarah’s Kitchen per Robert “Bilbo” Walker, sulla cui puntualità i dubbi erano molti. Showman paurosamente autocelebrativo, Walker rappresentata l’antitesi a tutti i bluesmen che abbiamo incontrato sinora ma nonostante ciò, ed a parte la registrazione di “Johnny B.Goode” di Chuck Berry rimossa su richiesta dei legali dello stesso Berry, la sua figura rende più composito l’intero viaggio. Gli ultimi due giorni ci regalano due personaggi che siamo stati onorati di ospitare in queste pagine, ovvero Robert Belfour ascoltato al Red’s di Clarksdale e L.C.Ulmer. Dal poco illuminato Red’s, Belfour, elegante come sempre ma musicalmente unico ci regala il suo blues personalissimo che «Lo devi avere nell’anima, perché nessuno te lo regala». Più aereo Ulmer, che cita persino Elia, ma che si ricorda che «Oggi ci sono addirittura donne interessate a suonare il blues». Il viaggio è finito. Abbiamo percorso molte miglia, fatto benzina, celiato, rimasti basiti, incontrato musicisti diversi in situazioni altrettanto diverse (locali, case di legno, aie), abbiamo ascoltato molto blues, interpretato e spiegato a loro modo. In conclusione un DVD semplice ma speciale, in quanto la partecipazione tra gli sponsor dell’Associazione Roots And Blues di Parma, oltre a renderne possibile la realizzazione, ha fatto sì che fossero introdotti i sottotitoli nella nostra lingua.E poi, personalmente, concedeteci il piacere di vedere ed ascoltare, con voi, quegli artisti (sarà un caso?) di cui parlammo nelle pagine di questa rivista ripresi però nelle loro realtà quotidiane, nelle quali ci si rende conto che ciò che si vede, a volte, è più importante di ciò che si dice. Non dimenticateli, ma neppure osannateli, perché, comunque sia, al di là dei loro limiti sono proprio gli ultimi.
Marino Grandi - IL BLUES

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